2° Seminario "Coscienza, medicina e alternative al sangue -

Attualità in tema di rifiuto emotrasfusionale"

PRESIDIO ZONA VALDARNO - Sabato 19  febbraio 2000  ore 8:30

'Sala Marilyn' - Via Montegrappa, 4  - San Giovanni V.no (Ar)

Dott. Michele Mecca 

Responsabile Presidio Ospedaliero
Zona Valdarno

Intervento (sintesi) - La diffusione delle conoscenze, il confronto delle diverse esperienze e l'aggiornamento in tema di assistenza al malato che necessita di un riequilibrio della crasi ematica rappresentano un momento di grande interesse per la direzione sanitaria ospedaliera. 

L'interesse ha molteplici origini ma se ne possono citare almeno due che coinvolgono il nostro ospedale. 

Una è certamente quella che scaturisce dalla necessità che le certezze di buoni risultati raggiunti dalla pratica dell'assistenza che non faccia ricorso alle trasfusioni è di grande aiuto all'assistenza dei malati, tutti senza distinzione; e questo è un obiettivo forte di comune interesse tra il malato ed il medico poiché dà sicurezza al primo e serenità al secondo. 
L'altra riflessione che mio sento di esplicitare deriva dalla personale esperienza di medico cui compete la istruzione delle istanze degli utenti tese al riconoscimento dei benefici della Legge n°210/92. 

è questa la Legge che riconosce dei benefici a chi sia stato infettato, tra gli altri casi previsti, anche con trasfusioni di sangue. 
Nella nostra zona sono state 53 le persone che hanno presentato questa richiesta alla direzione sanitaria dell'ospedale del Valdarno, in ben 21 casi è stato riconosciuto il nesso di causalità tra la trasfusione e l'infezione (per alcuni è tuttora in corso l'accertamento). 
è chiaro che questo danno oltreché di sofferenza per le persone è anche economico sia per le stesse che per la collettività e che l'adozione di pratiche riconosciute come alternative valide alla trasfusione è un obiettivo comune da condividere e da perseguire dando sicurezza e serenità all'atto medico. 
è con soddisfazione che ho potuto costatare il grande progresso culturale ed operativo verificatosi da quando, circa una ventina di anni fa, nella mia esperienza quotidiana di anestesista - rianimatore il problema delle trasfusioni era visto con molta minore attenzione rispetto a quanto non lo sia oggi e che questo è certamente dovuto anche ad iniziative come quelle odierne ed ad una continua azione di stimolo alla revisione critica degli interventi di assistenza. 

Devo inoltre fare una riflessione di carattere generale che investe il metodo del rapporto tra operatore sanitario e cittadino ed è relativa al fatto che iniziative di confronto su temi specifici come l'attuale rafforzano il valore del rispetto per il diritto di ogni persona all'autodeterminazione e della dignità dell'individuo. 

Rispetto alla richiesta di conoscenti dell'operando di essere presenti in sala operatoria ritengo che, nella sua generalizzazione, non posso essere accolta per due ordini di motivi: 
uno di ordine igienistico - organizzativo in quanto la bibliografia internazionale in materia è univoca nell'affermare che il numero delle persone presenti in sala operatoria debba essere ridotto allo stretto indispensabile per ridurre il rischio infettivo e per un razionale ed ordinato svolgimento dell'assistenza ad un malato in situazioni certamente di criticità, 
un'altra motivazione deriva dal fatto che il diritto all'autodeterminazione della persona vale nei confronti di tutti sanitari e non sanitari fatte salve le eccezioni previste dalla Legge.

Dott. Michele Mecca