I grandi del Mondo rinunciano ai valori della comunità, in favore dell'accumulo di beni e del Pil? Cosa può insegnarci la Storia di Rapa Nui, Isola di Pasqua, durante il Covid-19? Chi potrà garantirci una vera vita ecologicamente sostenibile?
L'Etica Giuridica e Medica non è mai stata in discussione come in questo lungo periodo di Covid-19 per ordinanze governative, giustificate per proteggere sia la salute che il benessere economico collettivo. Alcune molto contestate da una minoranza in varie nazioni. Citiamo il Sole 24 ore 10.09.2015 che riporta il discorso di Robert Kennedy, ex-senatore statunitense ed ex candidato alla presidenza, nonché fratello di John Fitzgerald Kennedy (35esimo presidente degli Usa). Discorso durissimo nei confronti del PIL, che tenne in università il 18 marzo del 1968, tre mesi prima di cadere vittima in un attentato a Los Angeles, all'indomani della sua vittoria nelle elezioni primarie di California e Dakota del Sud. «Con troppa insistenza e troppo a lungo, sembra che abbiamo rinunciato alla eccellenza personale e ai valori della comunità, in favore del mero accumulo di beni terreni. Il nostro PIL ha superato 800 miliardi di dollari l'anno, ma quel PIL - se giudichiamo gli USA in base ad esso - comprende anche l'inquinamento dell'aria, la pubblicità per le sigarette e le ambulanze per sgombrare le nostre autostrade dalle carneficine dei fine settimana. Il PIL mette nel conto le serrature speciali per le nostre porte di casa e le prigioni per coloro che cercano di forzarle. Comprende il fucile di Whitman e il coltello di Speck, ed i programmi televisivi che esaltano la violenza al fine di vendere giocattoli ai nostri bambini. Cresce con la produzione di napalm, missili e testate nucleari e non fa che aumentare quando sulle loro ceneri si ricostruiscono i bassifondi popolari. Comprende le auto blindate della polizia per fronteggiare le rivolte urbane. Il PIL non tiene conto della salute delle nostre famiglie, della qualità della loro educazione o della gioia dei loro momenti di svago. Non comprende la bellezza della nostra poesia, la solidità dei valori famigliari o l'intelligenza del nostro dibattere. Il Pil non misura né la nostra arguzia, né il nostro coraggio, né la nostra saggezza, né la nostra conoscenza, né la nostra compassione, né la devozione al nostro Paese. Misura tutto, in poche parole, eccetto ciò che rende la vita veramente degna di essere vissuta. Può dirci tutto sull'America ma non se possiamo essere orgogliosi di essere americani».
L'isola di Pasqua nel 400 D.C. quando venne colonizzata dalle prime 50 famiglie, a bordo di canoe oceaniche lunghe oltre 15 metri, aveva belle foreste di palme, alberi, felci ed erbe, abitate da migliaia di 6 specie di uccelli. Secondo un articolo apparso nella rivista Discover, Rapa Nui era anche “il luogo di riproduzione degli uccelli marini più ricco della Polinesia, e probabilmente di tutto il Pacifico”. I colonizzatori portarono anche piante da coltivare e animali da allevare. Ciò che sappiamo della storia di Rapa Nui deriva soprattutto da tre campi di indagine: l’analisi dei pollini, l’archeologia e la paleontologia, visto che i geroglifici al presente non sono decifrabili. Con l'aumento demografico necessitarono l’agricoltura e legna da ardere e le foreste cominciarono a ridursi. Gli abitanti di Rapa Nui continuarono a investire enormi risorse nella costruzione dei moai e delle piattaforme cerimoniali su cui questi venivano eretti. Probabilmente simboleggiavano potere e condizione sociale di chi le erigeva. A causa di una popolazione che raggiunse anche i 9.000 abitanti, le ultime foreste si estinsero complice l’erosione del suolo e corsi d’acqua che si prosciugarono. Uno studio imputa la deforestazione di palme anche al ratto polinesiano (Rattus exulans), ghiotto del seme della palma, arrivato probabilmente con i primi coloni che li allevavano e mangiavano assieme al pollame. Con il tempo non ci furono più gli alberi che avrebbero permesso di costruire nuove canoe oceaniche adatte sia alla cattura di delfini come alimentazione che per lasciare l'isola. Il cibo che scarseggiava costrinse gli indigeni a sterminare e mangiare gli uccelli marini. Cominciò il caos sociale e il cannibalismo. La tradizione sostiene che la distruzione sia iniziata dopo un periodo di pacifica convivenza tra due culture e lingue differenti, le tribù Orecchie Lunghe e Orecchie Corte. Quest'ultimi, stanchi di faticare per i primi, li sterminarono. La datazione al carbonio e le genealogie concorrono a collocare questo evento e l'inizio del periodo tardo intorno al 1680. I clan sopravvissuti cominciano ad abbattere le statue dei clan rivali. Quando, nel 1774, l’esploratore britannico James Cook visitò l’isola, molte statue erano già abbattute e deliberatamente decapitate. Le malattie importate dai primi esploratori (come tifo e colera) misero
a dura prova la popolazione. Come se non bastasse, arrivarono gli
schiavisti che deportarono almeno metà degli indigeni. Nel 1884 Rapa Nui divenne una provincia del Cile con soli 111 indigeni.

La scrittura locale, detta rongo-rongo, non è ancora stata decifrata del tutto e probabilmente non lo sarà mai. Sono tavolette di legno scritte ricoperte di segni incisi posti in boustrophedon (un metodo di scrittura in cui le linee corrono alternativamente da destra a sinistra e da sinistra a destra); la loro corretta lettura è stata dimenticata e, nonostante molte affermazioni, i moderni tentativi di decifrarli sono falliti. Questo rende molto difficile sapere che cosa successe sull'isola prima dell'arrivo degli occidentali. Perché gli abitanti di Rapa Nui non tentarono di evitare il disastro invece di ascoltare i troppi bla-bla-bla che i vari capi clan continuavano a dare come risolutivi? Che dire se oggi la cosiddetta indole umana non cambia? Che dire se l’umanità continua a imporre al pianeta, la nostra isola nello spazio, un modo di vivere ecologicamente insostenibile? Secondo uno scrittore, abbiamo un grosso vantaggio rispetto agli abitanti di Rapa Nui. Abbiamo come esempio ammonitore “la storia di altre società condannate”. La Storia delle tante civiltà che si sono autodistrutte nel corso dei secoli come Rapa Nui, diventerà maestra di vita dei grandi del Pianeta TERRA o dovrà pensarci il Grande Architetto, il Dio che ha Creato la terra e l'intero Universo? Sarà Utopia credere nell'intervento Divino o lo sarà il continuare a credere ai moderni Capi Clan del mondo Odierno? Un saggio una volta disse: “Non appartiene all’uomo terreno la sua via. Non appartiene all’uomo che cammina nemmeno di dirigere il suo passo”. (Geremia 10:23 NMR). Il Creatore è il solo che ci può mostrare come ‘dirigere i nostri passi’ per proteggere noi stessi e il meraviglioso pianeta Terra in cui abitiamo?
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