Geova: No trasfusioni! Si cure palliative! - Intervista al Dott. Pierdomenico Maurizi

www.egm.it No Profit Pubblicato 11 aprile 2021
Nota della Redazione: Le informazioni sono tratte da fonti Bibliografiche indicate tramite Link sottolineato.
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I medici di fronte alle DAT di Testimoni di Geova. Il rifiuto delle Emotrasfusioni e direttive sul fine vita. Intervista sincera e schietta ad un medico di grande esperienza sulle cure palliative, il Dott. Pierdomenico Maurizi.

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I medici si trovano oggi di fronte alle DAT (Disposizioni Anticipate di Trattamento) di Testimoni di Geova, per il rifiuto delle Emotrasfusioni e direttive sul fine vita.Tale Documento registrato nella Banca Dati delle DAT, secondo le leggi vigenti, è legalmente vincolante. Nelle DAT dichiarano di non accettare trasfusioni di sangue in nessuna circostanza, neppure in imminente pericolo di vita. In esso indicano le proprie volontà relative all’impiego di frazioni del sangue, procedure riguardanti l’uso del proprio sangue e altre questioni sanitarie. Desiderano vengano fatti ragionevoli sforzi per sostenere e prolungare la propria vita che considerano Sacra; ma potrebbero indicare, in merito ai trattamenti di fine vita, che non accettano che la loro vita venga prolungata artificialmente in maniera accanita, se c'è la ragionevole certezza medica che le condizioni sono senza speranza. In pratica potrebbero rifiutare qualsiasi accanimento terapeutico con tecniche di nutrizione e idratazione artificiale o altre, qualora i medici ritengano che le condizioni di agonia siano senza speranza, incurabii, irreversibili, terminali, pur accettando cure palliative per alleviare ed eliminare il dolore. Credono che la Bibbia non richieda che si prendano misure straordinarie, complicate, penose e costose per sostenere accanitamente una persona in fin di vita. In alcuni casi i medici curanti potrebbero convenire che certe misure non farebbero che prolungare l’agonia del paziente e/o che la sua vita, in quelle condizioni, non sarebbe più degna di essere vissuta. Le specifiche volontà espresse per iscritto o verbalmente dal paziente dovrebbero essere rispettate. Il paziente può utilizzare le DAT (Disposizioni Anticipate di Trattamento) per indicare un fiduciario e un sostituto fiduciario autorizzato a riconfermare le volontà precedentemente espresse in questioni di carattere medico o da consultare nel caso il paziente si trovi in stato di incapacità.

Sull'argomento delle Cure Palliative abbiamo letto e apprezzato un articolo pubblicato in Svegliatevi! di luglio 2011 (Clicca qui) che suggeriamo di rileggere. Fra le altre cose, nell'articolo viene ricordato che "le cure palliative sono una specialità clinica che si occupa in maniera attiva e completa del paziente terminale, prestando attenzione anche agli aspetti emotivi, spirituali, sociali ed economici." Ecco qua l'interessante, schietta e sincera intervista al Dott. Pierdomenico Maurizi.

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Redazione Egm.it: Dott. Maurizi, ci illustri la Sua esperienza come medico.

Dott. Maurizi: "Professionalmente nasco anestesista-rianimatore. Fin dall’inizio, mi sono dedicato anche alla Terapia del Dolore e sono stato responsabile della Sezione Terapia Antalgica di Arezzo dal 1990 circa al 2005, quando, essendomi dedicato anche alle Cure Palliative, divento responsabile della Sezione Medicina del Dolore e Cure Palliative e poi, fino al 31/08/2020 (data del mio pensionamento), sono stato responsabile, per l’Area Aretina della USL Toscana Sud Est, dell’Unità Funzionale Cure Palliative."

Redazione Egm.it: Quali sono state le sue prime esperienze con i Testimoni di Geova dopo la specializzazione in Anestesia e Rianimazione del 1987?

Dott. Maurizi: "Una notte avevo in Rianimazione un giovane uomo che necessitava di una trasfusione. Lui era cosciente e quindi gli annunciai  che lo avrei trasfuso. Lui gentilmente, ma fermamente rifiutò. Allora mi nutrivo dell’arroganza dei giovani medici, per di più rianimatori, che si sentono secondi solo a Dio, ma che comunque se la possono giocare anche con Lui! Ascoltai quel rifiuto incredulo ed anche arrabbiato. Ma come – pensavo stizzito – ti sto dicendo che ti salvo la vita e tu rifiuti? Non riuscii a convincerlo e quindi chiesi consiglio ai colleghi più anziani e con un ruolo superiore al mio. Trasfusi il giovane uomo, che, per la verità, non ricordo se poi sopravvisse. Credevo di sentirmi in pace con la mia coscienza perché avevo fatto quello per cui avevo studiato duramente e quello che il ruolo imponeva. Eppure, qualcosa iniziò a ronzarmi nella testa, ma non capivo cosa fosse né perché ronzasse".

Redazione Egm.it: Poi arrivarono le Cure Palliative. Che ruolo hanno avuto nel suo cambiamento culturale e medico sul rifiuto delle emotrasfusioni?

Dott. Maurizi: "In Italia, si è iniziato a conoscere le Cure Palliative a metà degli anni ’80 e, poiché non c’erano esperienze italiane, coloro che decisero di diventare medici ed infermieri palliativisti, si formarono attraverso la Letteratura anglosassone e fondamentalmente americana".

Redazione Egm.it: In che maniera questo incise sul Suo punto di vista sulla professione Medica?

Dott. Maurizi: "Fu così che imparammo che ognuno di noi ha la disponibilità del proprio corpo, che non esiste libertà se non c’è possibilità di scegliere e che le persone vanno curate anche quando non c’è più possibilità di guarigione. Imparammo anche che il modello di medico paternalista (solo il medico sa qual'è il bene del malato) non si poteva conciliare con la libertà di scelta del malato. Non avevamo ancora compreso (per nostra ignoranza, sia chiaro) che la libertà di scelta in materia sanitaria era sancita a chiare lettere dalla Costituzione Italiana!"

Redazione Egm.it: Come cambiò il Suo rapporto con il malato anche Testimone di Geova? 

Dott. Maurizi: "Fu per noi un semplice e naturale nuovo rapporto spiegare al malato cosa avremmo potuto o non potuto fare e chiedergli il consenso in merito alle nostre proposte. Fu altrettanto semplice e naturale rispettare sempre e comunque (tranne casi che fossero andati contro la Legge) le decisioni del malato. In maniera altrettanto naturale, ci siamo via via schierati con la famiglia Englaro, con Welby, con Nuvoli e con cittadini meno noti che rifiutavano trasfusioni di sangue ed emoderivati. Conobbi Silvano Mencattini (all'epoca Coordinatore del Comitato di Assistenza Sanitaria dei Testimoni di Geova) e lo riconobbi subito come prezioso compagno nella lotta al diritto di scegliere in merito ai trattamenti sanitari proposti. Più volte mi sono sentito in dovere di ringraziare, attraverso di lui, tutta la sua Comunità che percepivo come l’avanguardia che, pur pagando in disprezzo, dileggio e violenze, portava avanti con coraggio e con fermezza la stessa mia lotta."

Redazione Egm.it: Qual'è stato il Suo e vostro ruolo come Palliativisti nel Testamento Biologico (DAT)?

Dott. Maurizi: "Noi Palliativisti per anni ci siamo battuti anche per ottenere il cosiddetto Testamento Biologico. Nella nostra pratica quotidiana, per ogni atto sanitario, sia esso diagnostico o terapeutico, spieghiamo nel modo più chiaro possibile di cosa si tratta e perché lo si propone, in modo che il Malato abbia quanti più elementi per poter decidere. Dopo di che, registriamo (come da normativa vigente) il consenso o il dissenso. Di fronte ad un dissenso, siamo tenuti a illustrare al malato e, se egli lo desidera, al suo contorno familiare e/o amicale, le conseguenze realisticamente prevedibili di quel dissenso e se il Malato mantiene la sua decisione, ci asteniamo dall’atto sanitario. Il Malato non è tenuto a dare spiegazioni in merito ad un dissenso!"

Redazione Egm.it: Ci spieghi meglio il ruolo del Palliativista per la crescita culturale dell'Autodeterminazione del malato.

Dott. Maurizi: "Secondo noi palliativisti, questo modo di pensare ed agire costituisce l’unica vera garanzia che la volontà del cittadino ammalato venga rispettata fino alla fine e quindi che gli venga riconosciuto fino alla fine il diritto all’autodeterminazione e quindi alla sua libertà. Questo modo di pensare e di agire diventa ancora più importante nel fine-vita, perché, quando il tempo rimasto si assottiglia sempre più, le scelte sono spesso le ultime e da esse non si può più tornare indietro, perché arriva la morte e ciò che è stato fatto non può più essere modificato."

Redazione Egm.it: Secondo la Sua esperienza ultradecennale dove e come vengono applicati questi principi?

Dott. Maurizi: "Questi princìpi, vengono applicati ovunque si trovi il malato, a casa come in hospice. L’Hospice è la struttura sanitaria che sostituisce la casa, quando a casa l’assistenza e la cura non sono possibili o sono troppo gravosi sia per gli Operatori che, soprattutto, per la famiglia. Quando l’Hospice non c’è, nel caso che invece fosse necessario, viene a mancare un pezzo importante di ambiente (strutturale, ma soprattutto culturale) dove poter garantire le migliori cure possibili mantenendo il rispetto di tutto quanto espresso sopra. Quando l’Hospice non c’è ed il Malato non può essere assistito a casa, non è possibile avere la certezza che là dove verrà ricoverato in alternativa all’Hospice, vengano rispettate le sue volontà in merito al fare o al non fare, ad accettare o a rifiutare trattamenti che egli giudica non coerenti con la sua idea di qualità di vita e quindi anche di qualità del morire."

Redazione Egm.it: Sappiamo che nonostante sia in pensione da quasi un anno, è rimasto così attaccato al suo lavoro, che ha lanciato una sottoscrizione firme per riaprire ad Arezzo l'Hospice. Ci spieghi meglio.

Dott. Maurizi: "Mi auguro che questi pochi pensieri rafforzino in chi legge la convinzione che l’Hospice è necessario e che una Comunità che ne venga privata dovrebbe urlare con forza e con ogni mezzo il suo sdegno e la sua disapprovazione. Qui il link per la sottoscrizione delle firme per riaprire l'Hospice ad Arezzo"

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Dai mezzi di informazione:
Arezzo Notizie 09.04.2021 L'Hospice di Arezzo che non c'è più.
La Nazione 10.04.2021. Gli aretini rivogliono l'Hospice
Arezzo24.net 11.04.2021 Hospice Arezzo

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Le informazioni sono presentate solo a scopo informativo, in nessun caso possono costituire la formulazione di una diagnosi o la prescrizione di un trattamento o comportamento e non intendono e non devono in alcun modo sostituire il rapporto diretto medico-paziente, la visita specialistica o le ordinanze governative. In nessun caso devono intendersi come suggerimenti di comportamenti politici.

Altre Fonti Bibliografiche di questo articolo, consultate o citate nei link collegati:

- www.biodiritti.org No Profit
- www.egm.it No Profit
- Biblioteca Medica del Servizio di Informazione Sanitaria jw.org
- Documento sull'autodeterminazione del paziente in ordine al rifiuto della terapia emotrasfusionale (Arezzo 09.06.2000)
- Carta di Arezzo - Parere in Tema di autodeterminazione del paziente sui trattamenti salva-vita (Arezzo 2007)
- PBM Patient Blood Management a cura della Commissione Europea
- linee guida OMS del PBM Centro Nazionale Sangue
- CoBUS (comitati sul buon uso del sangue).
- Society for the Advancement of Blood Management (SABM)
- NATA (Network for Advancement in Transfusion Alternatives)