2° Seminario "Coscienza, medicina e alternative al sangue -

Attualità in tema di rifiuto emotrasfusionale"

PRESIDIO ZONA VALDARNO - Sabato 19  febbraio 2000  ore 8:30

'Sala Marilyn' - Via Montegrappa, 4  - San Giovanni V.no (Ar)

ASL 8 AGS Valdarno 
U.O.Anestesia e Rianimazione

Direttore Dott. Enzo Brandinelli


Porgo il mio saluto a tutti i partecipanti ed al Comitato Assistenza sanitaria per i Testimoni di Geova promotori di questo e di altri incontri con gli operatori sanitari per sensibilizzare al problema delle trasfusioni. 
Al Comitato va anche un ringraziamento, poiché i Testimoni di Geova, indipendentemente dalle convinzioni religiose che ognuno possiede, hanno contribuito ad indurre la classe medica a sviluppare e perfezionare le metodiche alternative alla emotrasfusione. 
La tendenza a ricorrere con minor frequenza alla prescrizione di sangue intero o G.R. concentrati, scaturisce non solo dalla consapevolezza di disporre di una risorsa comunque limitata ma anche dall'effetto AIDS sulla opinione pubblica e sui medici. In realtà i casi di AIDS correlati a trasfusioni sono relativamente scarsi se paragonati alla preoccupante diffusione di epatiti non A non B. 
Nel 1988 negli USA si tenne una consensus conference volta a superare la regola del 10/30 cioè quella che, sulla base di ampi dati storici e classici lavori sperimentali, considera indispensabile la trasfusione quando l'Hb sia meno di 10g/dl e l'ematocrito < al 30%. 
I risultati della conferenza sono stati per un certo verso deludenti in quanto, pur suggerendo il limite di 7g/dl come valore di soglia, allo stesso tempo si è rinunciato a stabilire un valore assoluto sostenendo che vi è un minimo valore di emoglobina per ciascun individuo. 
La decisione di trasfondere G.R. dipenderà dal giudizio clinico sostenuto da dati di laboratorio come ossigenazione arteriosa, tensione di ossigeno nel sangue venoso misto, gettata cardiaca. 
La riconsiderazione delle conoscenze teoriche sulla fisiologia della emodiluizione isovolemica e l'esperienza condotta su pazienti che rifiutano la trasfusione di sangue per motivi religiosi hanno aperto nuovi limiti cui si può accettare e non trattare l'anemizzazione pre-intra e post operatoria. 
Anche in campo trasfusionale dovrebbe trovare applicazione il consiglio di William Osler, il quale disse che è molto più importante conoscere quale sorta di persone ha la malattia che non quale sorta di malattia ha la persona. 

Dott. Enzo Brandinelli